Tra Sei e Settecento, al di fuori degli ambienti ufficiali della corte di Re Sole, c’è un universo variegato e pittoresco fatto di personaggi stravaganti, cortigiani, avventurieri, imbroglioni e sfaccendati. Fra tutti, si distingue il conte di Gramont, autore di questo memoir dai toni romanzeschi e decisamente originale. L’eroe di queste memorie è l’uomo più alla moda del suo tempo, che non fa altro che far parlare di sé perché non sa rinunciare alla vita mondana, ai salotti, ai tavoli da gioco, ai dadi e ai bordelli: insomma, il conte di Gramont è il contrario dell’eroe romantico che i libri dell’epoca si af- fannano tanto a rappresentare. A consacrare la sua fama è il cognato inglese, Anthony Hamilton, che in queste pagine sovverte le convenzioni letterarie del tempo: fingendo di scrivere sotto dettatura del conte, rivendica la veridicità di una storia che non esita però a camuffare da romanzo: e il risultato è infatti un libro irriverente, brillante, avventuroso che introduce il lettore in un mondo in cui gli uomini e le donne compiono azioni mirabolanti e vivono inguaribili passioni, sono capaci di intrighi, destinatari di ritratti beffardi e protagonisti di aneddoti pungenti. A metà tra biografia e romanzo, questo libro originale e ironico racconta di un’epoca ormai perduta eppure così amata, attraverso il racconto della vita di un uomo avventuroso, galante e disinvolto fino all’insolenza.
Book details
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Publisher
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Original text
Yes -
Language
Italian -
Publication date
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Theme
About the author
Anthony Hamilton
Anthony Hamilton (1646 ? - 1720). Terzo figlio di sir George Hamilton e di Mary Butler. Autore di queste Memorie.
Fausta Garavini
Fausta Garavini, studiosa di letteratura francese, ha insegnato presso l’Università di Firenze. È autrice della traduzione integrale dei Saggi di Montaigne e di una vasta produzione critica. Dal 1972 è redattrice di “Paragone” e ha collaborato con altre riviste tra cui “Nuovi Argomenti” e “Littérature”. Ha pubblicato numerosi romanzi, tra cui Gli occhi dei pavoni (1979, Premio Mondello per la migliore opera prima), Diletta Costanza (1996, finalista al Premio Viareggio), Uffizio delle tenebre (1998), In nome dell’Imperatore (2008, finalista al Premio Viareggio e al Premio Bagutta), Diario delle solitudini (2011, Premio Vittorini), Storie di donne (2012, fina- lista al Bagutta), Le vite di Monsù Desiderio (2014, Premio Campiello – Selezione giuria dei letterati, Premio Manzoni per il romanzo storico). Per l’insieme della sua attività ha ricevuto il Premio Tarquinia Cardarelli 2014. Per La nave di Teseo ha curato i Racconti ritrovati di Anna Banti (2017) e ha pubblicato Il tappeto tunisino (2018).