Carta e natura, riciclo e circolarità. Il filosofo Massimo Donà si pro- pone di riflettere intorno alla materia di cui questo stesso libro è fatto: la carta. Lo fa ripercorrendone anzitutto le origini: la carta nasce in Oriente, proprio in virtù di un’ibridazione.
La natura è per essenza circolare; i suoi dinamismi mostrano che andare avanti è per essa sempre un tornare indietro. Da cui un ricominciare perpetuo. In natura i processi circolari rendono palese che tutto, tornando ogni volta all’inizio, si fa nuovo. Che nulla è mai rigidamente ancorato a quel che sembra esser diventato. Tutto è in perenne metamorfosi. Tutto diviene.
Dunque, far riferimento alla metamorfosi significa alludere a ciò che, della natura, ci mostra costantemente l’insostenibilità di qualsivoglia pensiero dell’immutabile, dell’eterno e del permanente. Comprendere che invece le cose sono sempre nuove, ossia che indicano sempre diverse possibili significazioni, vuol dire capire che alla base delle cose naturali v’è la «fantasia», e non l’astratta razionalità fatta propria da un certo tipo di scientificità.
Buona parte dei disastri ecologici che rendono sempre più fragile il nostro pianeta, e sempre più a rischio la nostra permanenza sulla sua superficie, sono stati prodotti da una forma di pensiero lineare, produttivistico e fondato sul mito della «crescita». Su un’idea rigida di razionalità che, delle cose del mondo, ha visto solo l’essenziale sfruttabilità, utile a rendere sempre più potente il dominio dell’essere umano.
Ma la natura ci insegna che in principio era il due, e non l’uno. Che tutto funge da risultato di un’originaria ibridazione; e che è folle credere che le cose siano «pure», univocamente significanti, e soprattutto che talune cose siano buone e altre cattive, alcune belle e altre brutte. Ed è così che possiamo tornare a riflettere sul fatto che la carta nasce in virtù di un’operazione di riciclo; e che solo in virtù di tale operazione può rivendicare una fortissima valenza simbolica. Ogni unità naturale è infatti in se stessa molteplice.
Anche la cellulosa è una complexio; è un polimero, un aggregato. Solo se comprendiamo la strutturale complessità di ogni forma d’esistenza, possiamo capire in che senso ogni fenomeno naturale parli di una complessità strutturale che deve renderci particolarmente attenti a intervenire rompendo relazioni, e ferendo l’unità che tutto tiene insieme. Solo comprendendo questa verità, possiamo capire che in natura tutto è ibrido, complesso, e dunque correlato a ogni altra cosa; che nulla può vivere isolato, illudendosi di potersi confinare in una zona protetta e dunque non costretta a lasciarsi contaminare dall’altro, dal diverso, da quello che, in realtà, più propriamente ci riguarda.
Dettagli libro
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Testo originale
Sì -
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Italiano -
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Sull'autore
Massimo Donà
Massimo Donà (Venezia, 1957) è professore ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università San Raffaele di Milano. Dopo la laurea nel 1981 con Emanuele Severino, ha collaborato con Massimo Cacciari, e con lui e Romano Gasparotti ha fondato la rivista «Paradosso». Tra le sue numerose pubblicazioni segnaliamo: Sull’assoluto. Per una reinterpretazione dell’idealismo hegeliano (1992), Filosofia del vino (2003), Aporie platoniche. Saggio sul «Parmenide» (2003), Sulla negazione (2004), Magia e filosofia (2004), Serenità. Una passione che libera (2005), Filosofia della musica (2006), La filosofia dei Beatles (2018). Con La nave di Teseo ha pubblicato Dell’acqua (2019) e Di qua, di là. Ariosto e la filosofia dell’Orlando furioso (2020).