Il lavoro ombra è costituito da tutte quelle attività che facciamo a titolo gratuito per conto di aziende, enti, associazioni. Quasi sempre non lo riconosciamo come tale né ci rendiamo conto di quanto ci tenga impegnati, neanche quando facciamo benzina al self-service, utilizziamo le casse automatiche per registrare e imbustare gli acquisti al supermercato, gestiamo da soli le transazioni finanziarie e montiamo i nostri mobili Ikea.
Escludendo il sonno, il lavoro è l’attività che occupa la maggior parte della vita di ogni uomo. Da sempre il lavoro sorregge l’economia, la società, la famiglia, e dà valore persino alle nostre esistenze. Ma oggi la sua ombra ha invaso ogni angolo del nostro tempo. Com’è stato possibile?
Oggi prenotiamo dal nostro pc le vacanze, usiamo l’home banking, facciamo il check in on line. Ma un tempo tutti questi erano lavori retribuiti, che adesso facciamo noi… gratis. Lambert definisce queste attività del lavoro ombra come «la schiavitù della classe media», e individua la loro nascita nell’invasione dell’elettronica e poi della robotica nei nostri spazi quotidiani. La trasformazione è avvenuta lentamente – dai primi rifornimenti di benzina self-service negli anni Cinquanta alla pervasività odierna dell’informatica – e ha prodotto cambiamenti non solo sociali ma anche psicologici. Il risultato di questa dinamica? Una forma di consumo sempre più personalizzata, un grande livellamento sociale e lo sfaldamento delle comunità, via via che la robotica andrà sostituendo le interazioni umane. Il lavoro ombra è una guida a questo nuovo fenomeno: è vero, le giornate non ci bastano mai, lavoriamo senza saperlo per le multinazionali, ma oltre a rendercene consapevoli questo libro ci offre suggerimenti arguti su come diventare artefici del nostro tempo e disintossicarci dal virus del lavoro.Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Inglese -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
321 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Craig Lambert
CRAIG LAMBERT ha studiato Sociologia ad Harvard e ha lavorato all’«Harvard magazine», anche come direttore, per oltre vent’anni. Sue pubblicazioni sono apparse anche su «Sports Illustrated», «Town & Country» e sul «New England Journal of Medicine».