Conosciuta come Emily Doe, ha stupito e incantato milioni di persone in tutto il mondo con una lettera indirizzata all’uomo che l’ha aggredita sessualmente: Brock Turner. Una notte di gennaio, dopo una festa nel campusdella Stanford, Turner ha abusato di lei. Emily si è svegliata, il giorno dopo, senza ricordare nulla. Nonostante il suo fosse il “caso perfetto” sotto molti aspetti – dei testimoni oculari hanno fermato Turner, che ha confessato subito – l’uomo, ritenuto colpevole di tutte le accuse, è stato condannato a soli sei mesi poi ridotti a tre. Mentre a Emily non è stato risparmiato l’isolamento e la vergogna destinati, immancabilmente, alle vittime di stupro. Il processo non le ha reso giustizia, rivelando invece con quanta facilità in casi come questo la responsabilità e il danno ricadano sul più debole. La dichiarazione di Emily Doe, pubblicata su BuzzFeed e diventata immediatamente virale, ha trasformato il nostro modo di pensare la violenza sessuale. Ora, riappropriandosi del suo vero nome, Chanel Miller decide di raccontarsi. La sua storia fa luce su una cultura e un sistema giudiziario viziati, ma testimonia anche di come il trauma della violenza, fisica e processuale, si possa curare con il potere delle parole, di come ci voglia tanto coraggio per muoversi nella sofferenza e tornare a vivere una vita piena e bella. Un libro manifesto che sfida il lettore con una voce straordinaria capace di cambiare il mondo.
Non sapevo che se una donna è ubriaca quando ha luogo la violenza, non viene presa sul serio. Non sapevo che la mia perdita di memoria sarebbe diventata la sua opportunità. Non sapevo che essere una vittima fosse sinonimo di non essere creduti.
“Io ho un nome è un atto di bonifica. Le parole di Miller sono potenti. Sono mappe. Lei ha avuto la meglio sulla violenza.” The New York Times “In un mondo che chiede ai sopravvissuti di tenere per sé e di ridurre il proprio dolore per preservare il potenziale altrui, Io ho un nome è straordinariamente grande, impone di fare i conti con la presenza abbagliante e irriducibile di questa autrice. Leggerlo, nonostante tutto, ispira speranza.” The GuardianDettagli libro
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