Milano-Sanremo, Giro d’Italia – indossando la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa – Coppa del Mondo, due Mondiali consecutivi, due Alpe d’Huez, due podi al Tour de France, un Giro delle Fiandre. Erano i primi anni Novanta e Gianni Bugno faceva sognare una Nazione intera.
A trent’anni dai suoi più grandi successi, Bugno si racconta nella sua prima autobiografia. Lo fa con quello stile, umile e signorile, che lo ha sempre caratterizzato. Una persona di poche parole, divenuta suo malgrado mito. Lui che odiava le interviste, lui che odiava le luci della ribalta, capace nonostante il carattere schivo di far innamorare migliaia di appassionati in tutto il mondo. Un viaggio in quello che è stato l’ultimo ciclismo prima dell’era moderna, prima degli scandali doping, senza radioline, misuratori di potenza o allenamenti computerizzati. L’ultimo ciclismo ancora a sensazioni, battiti cardiaci ed emozioni, raccontato da chi quel ciclismo lo ha dominato. Gli scontri con altri giganti delle due ruote: da Kelly a LeMond, da Jalabert a Indurain fino alle guerre intestine con El Diablo Chiappucci.
Un passato glorioso al quale Bugno guarda senza nostalgia. Appesa la bicicletta al chiodo, ha voltato pagina e si è messo a pilotare elicotteri. La bici però è rimasta nel suo cuore, per questo oggi è il presidente dell’Associazione mondiale dei corridori professionisti, capo-sindacalista di quella che è stata la sua (prima) vita. Di quello sport che – ahilui – lo ha reso leggenda.
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Sull'autore
Gianni Bugno
Gianni Bugno (1964) è un ex ciclista, oggi elicotterista e presidente del CPA. Professionista dal 1985 al 1998, fu Campione del mondo su strada nel 1991 e nel 1992. Si aggiudicò nove vittorie di tappa al Giro d’Italia, nonché la maglia rosa nel 1990, oltre a quattro frazioni al Tour de France e due alla Vuelta a España. Fece inoltre sue una Milano-Sanremo, un Giro delle Fiandre e due Campionati italiani su strada. In carriera ottenne 72 vittorie totali. Considerato uno degli ultimi corridori in grado di competere ai massimi livelli sia nelle classiche di un giorno sia nelle grandi corse a tappe, nel 1990 e nel 1991 fu inoltre il numero uno della classifica mondiale UCI.