“Francesco Arcangeli ha scritto su un’arte contemporanea che, per lui come per Roberto Longhi, era una cosa sola con l’arte antica, un ‘organon’, un unico e ininterrotto percorso, da Wiligelmo a Morandi, sempre corpo azione fantasia, senza interruzioni, scadenze, distinzioni tra Medioevo e Novecento, ma per inequivocabili e implacabili ‘tramandi’. Questo apprendevamo, da studenti, nelle sue lezioni all’Università di Bologna, e questo è rimasto in noi per sempre. Un modo nuovo, per noi e in assoluto, di intendere la continuità dell’arte nella storia. In questi saggi Arcangeli distrugge Guttuso e preferisce parlare di Friedrich, di Blake, di Goya, di Philipp Otto Runge: egli ci invita a fare un viaggio nel tempo portando la storia nel presente, con immediatezza e una seduttiva forza di persuasione. Da Turner a Pollock, Arcangeli rovescia le facili suggestioni dell’impressionismo francese, ci mette davanti agli spazi infiniti di Turner e di Friedrich, a quel ‘sublime naturale’ che ci travolgeva anche nelle misere proiezioni di diapositive in bianco e nero. Sulla parete grigia dell’aula apparivano improvvisamente dipinti lontani, di cui Arcangeli ci mostrava l’intima consonanza: ecco che, sorprendentemente, affiancava Mondrian a Piero della Francesca e noi ne sentivamo, a distanza di secoli, la sostanziale, assoluta, incontrovertibile, affinità.” Vittorio Sgarbi
Per decenni Piero Del Giudice, allievo di Francesco Arcangeli, si è dedicato all’opera del suo maestro, lavorando a una raccolta organica dei suoi scritti d’arte. Ne ha seguito le tracce, reperendo lezioni, conferenze, interventi e articoli, saggi dispersi, presentati per la prima volta in questo volume per comporre “un’altra storia dell’arte”. Un viaggio che inizia nell’Ottocento italiano ed europeo (i macchiaioli, Segantini, Manet, Turner) e prosegue, tra capolavori e accostamenti inediti, nel Novecento di Morandi e Burri, di Cézanne e Pollock, Picasso e Soutine.
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Sull'autore
Francesco Arcangeli
Francesco Arcangeli (1915-1974), critico e scrittore, è fra i più significativi protagonisti della storia dell’arte del secondo Novecento. Allievo di Roberto Longhi, direttore della Galleria d’arte moderna di Bologna dal 1958, nel 1967 viene chiamato alla cattedra di Storia dell’arte dell’Università di Bologna, rilevando l’insegnamento dello stesso Longhi. Grande studioso dell’arte emiliana e bolognese, su cui pubblica importanti contributi per la rivista “Paragone” negli anni ’50, è anche critico attento all’arte moderna e contemporanea, scoprendo la generazione dell’Informale. Tra i suoi saggi, che si sono imposti come punti di riferimento per la critica d’arte, ricordiamo Gli impressionisti a Venezia (1948), Morandi (1964), Natura ed espressione nell’arte bolognese ed emiliana (1970), Dal Romanticismo all’Informale (1977, postumo).