Album dei rimorsi

Album dei rimorsi

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"La prima foto di questo album evocato ritrae il narratore a nove anni, schierato con i suoi compagni di scuola, e lo fa ripensare a quel Borlotto, di famiglia povera, taciturno e impacciato, che era “l’asino della classe”. La seconda, simbolo di un rimorso tra i più cocenti, lo riporta alla nonna materna, affezionatissima a lui, ma crudelmente bistrattata a sette anni durante una festicciola di bambini. La terza è per una ragazzina conosciuta in un collegio di montagna, nei confronti della quale il protagonista attua una vera e propria persecuzione. E ancora: una compagna dall’amore limpido e generoso, abbandonata per altre egoistiche fascinazioni, uno zio concertista misconosciuto, solitario e snob, trascurato proprio alla fine della sua vita. I genitori, verso i quali il senso di inadeguatezza è più pesante e non lascia scampo. Queste sono solo alcune istantanee di una galleria di fotografie tenute insieme da un unico elemento: il rimorso. Quello verso familiari, amici, o anche semplici conoscenti, nei confronti dei quali il narratore si è macchiato di piccole crudeltà, comportamenti insensibili e omissioni. Un racconto che, come un filo sapientemente intrecciato, attraversa e lega ritratti e aneddoti, un flusso di coscienza privo di compiacimenti, estroso e sarcastico, interrotto solo – o scandito – dalle battute irridenti di un misterioso, implacabile accusatore. Una narrazione capace di commuovere nel momento stesso in cui fa sorridere, la storia di una intera vita – reale o immaginata, poco importa – che ha per obiettivo finale una resa dei conti con azioni del passato sentite e sofferte come imperdonabili colpe. Quelle colpe che ognuno, nella propria vicenda umana, è costretto prima o dopo ad affrontare. “Un album è o dice di essere una piccola arca di Noè dei ricordi strappati al fuggire della vita e consegnati a una sempre più opaca memoria. Ma se trattiene i rimorsi può diventare la verità di ciò che la vita è stata o non è stata.” Claudio Magris"

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Sull'autore

Furio Bordon

Furio Bordon è nato e vive a Trieste. A ventisei anni lascia la professione di avvocato per dedicarsi al lavoro teatrale. Regista e scrittore, ha diretto il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, il Teatro Romano di Trieste, il Mittelfest Prosa di Cividale. La sua narrativa comprende: A gentile richiesta (1974 e 2009, finalista ai premi L’Inedito, Sila, Viareggio), Il canto dell’orco (1985 e 2007, finalista al premio Dessì), La città scura (1994), Stanze di famiglia (2016, premio Settembrini), Il poeta e il suo mostro (2024). I suoi testi teatrali, rappresentati in Italia e all’estero (primo fra tutti Le ultime lune, portato al successo da Marcello Mastroianni e tradotto in venti lingue), gli hanno valso i seguenti riconoscimenti: Prix du Theatre 1998 a Bruxelles, in Italia premio IDI 1994, premio internazionale Flaiano 2010 e premio internazionale Volterra 2019.

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