Mimmo Calò ha 44 anni, pochi vizi e ventimila euro sul conto dopo vent’anni di lavoro da commentatore televisivo delle partite del Palermo. Non è calvo, ma ci sta lavorando. Ha una donna, Barbara, ma è da poco che se n’è accorto davvero. E vive nella casa che gli ha lasciato il nonno, circondato dalla carta da parati. Un ottimo lascito, se non fosse che oggi come oggi «Niente ti ricorda più della carta da parati in salotto che nella vita non hai concluso una benamata minchia». Calò è cinico e svogliato, cafone e filosofo. Rompe il ghiaccio con il politically scorrect per poi sedurti con i principi saldi: la famiglia, l’amicizia, la fedeltà. È l’eroe moderno che lascia agli altri il sogno di un chiringuito in Costa Rica, che al calcetto con gli amici preferisce le aste giudiziarie. Ed è proprio da questo anomalo hobby, e da una paternità inattesa, che iniziano le sue disavventure: aprire un locale dove servirà soltanto sfincione – una squisita pizza siciliana, molto lievitata, con pomodoro e cipolle. Da qui una cascata di problemi: mutui, fidi, permessi, burocrazia infinita, pizzo, concorrenza sleale, una rapina in banca, una pistola puntata alla tempia, l’offerta di partecipare a un «rapimento social» per saldare i debiti e sfiga. Tanta sfiga. Loforti ci trascina in un susseguirsi di vicende bizzarre che si gustano con un ritmo cinematografico. C’è la Palermo dei vicoli e delle borgate, polverosa e popolare, che ci arriva dalla scrittura asciutta e quotidiana di un palermitano sincero che ben si coniuga con i personaggi che racconta.
«LA FANNO LE SARACINESCHE CHIUSE, QUESTA CITTÀ. È LÌ DENTRO CHE SUCCEDONO VERAMENTE LE COSE.»Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
343 -
Argomento
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Collana