Mi avete visto. Io sono l’uomo col pianoforte. Ho un pianoforte, un’automobile, un rimorchio, una bicicletta. Il pianoforte lo metto nel rimorchio che aggancio all’automobile, poi, quando mi avvicino al posto che ho scelto, scarico il piano, lascio l’auto, attacco il piano alla bici e arrivo dove devo arrivare. Poi suono. Per gli altri, ma soprattutto per me stesso. E per lei. Mi avete visto, io sono il pianista di Parigi. Arrivai il giorno dopo e vidi il sangue a terra, una scia lunga e larga come una persona. Scesi dalla bici e suonai Imagine. Non era la prima volta. Perché ero già stato a Istanbul dopo la rivolta delle bandiere, in Afghanistan tra i soldati coperti di polvere, a New Orleans dopo il tornado. Però non è vero che mi piace suonare dove la gente sta male: a me piace suonare dove la gente sta. Il male, quello c’è sempre e non fa differenza. La musica, a volte, invece sì.
«Avrei suonato due giorni più tardi, al quartier generale. Non sapevo quanti soldati mi avrebbero ascoltato, però io non dovevo dire niente e l’esibizione non sarebbe durata più di mezz’ora. Pensavo ai soldati che la sera ascoltano una canzonetta e il mattino dopo muoiono. Mi chiedevo se la musica non fosse soprattutto una sospensione della vita e dunque del dolore. L’arte, un’anestesia? Io viaggiavo per allontanarmi da qualcosa, non per avvicinarmi a qualcos’altro. Chissà dov’era lei adesso.»
Maurizio Crosetti, giornalista, è una delle principali firme di «la Repubblica». Questo è il suo primo romanzo.Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
161 -
Argomento
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Collana