“Sentivo dentro di me con urgenza, in quegli anni, il bisogno di partire, del viaggio senza meta per andare ovunque, e insieme il disperato bisogno del ritorno. Insomma, pensavo ai luoghi, allo stare, al tempo, al movimento. Ma con una immensa nostalgia: sì, con una immensa nostalgia di tutto – questo si può capire, essendo molto giovane. Dunque, immaginai e vidi quattro giovani che attraversavano un’America sconfinata, meravigliosa, luminosa e buia come sull’orlo di una catastrofe. Immaginai e vidi un villaggio di montagna vicino al confine austriaco nel quale uno dei quattro viaggiatori si sarebbe rifugiato per sempre. Immaginai amori languidi e furibondi, e li scrissi. Pensai – e lo scrissi – che viaggiando, tornando stando ‘dall’altra parte’, mai i miei personaggi avrebbero smesso di pensare a quello che avevano perduto.” Giorgio Montefoschi
Dettagli libro
-
Editore
-
Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
-
Argomento
-
Collana
Sull'autore
Giorgio Montefoschi
Giorgio Montefoschi è nato a Roma. Ginevra (1974) fu il suo romanzo d’esordio, cui seguì Il Museo Africano (1976). Tra le sue numerose opere ricordiamo: La casa del padre (1994, Premio Strega), Il segreto dell’estrema felicità (2001), La sposa (2003), Lo sguardo del cacciatore (2003), L’idea di perderti (2006), Le due ragazze con gli occhi verdi (2009), Eva (2011), La fragile bellezza del giorno (2014) e Il volto nascosto (1991, 2015) e Il corpo (2017).