Se nel 1990 mi avessero detto che avrei pubblicato una raccolta di Cronache intitolata Il socialismo del futuro, avrei creduto a uno scherzo di cattivo gusto. Dall’alto dei miei diciotto anni, avevo trascorso l’autunno 1989 ad ascoltare alla radio le notizie sul collasso delle dittature comuniste e del “socialismo reale” nell’Est Europa. Ma eccoci qui: trent’anni dopo l’ultracapitalismo ha passato ogni limite e, oggi, ritengo necessario riflettere sia su un nuovo superamento del capitalismo, sia su una nuova forma di socialismo, partecipativo e decentrato, federale e democratico, ecologico, multiculturale e femminista. La storia deciderà se la parola “socialismo” debba considerarsi definitivamente estinta ed essere sostituita. Io penso, per parte mia, che possa essere salvata. Non solo: penso che “socialismo” resti il termine più adatto per significare l’idea di un sistema economico alternativo al capitalismo. In tutti i casi, non è possibile limitarsi a essere “contro” il capitalismo o il neoliberismo: occorre anche e soprattutto essere “pro”, favorevoli a qualcos’altro. Il che ci obbliga a individuare con precisione il sistema economico ideale che si desidera adottare, la società ugualitaria che si ha in mente, a prescindere dal nome che alla fine si deciderà di assegnarle. È diventato d’uso corrente dire che il sistema capitalista attuale non ha futuro, poiché accresce le disuguaglianze e annienta il pianeta. Non è scorretto dirlo, salvo che, in assenza di un’alternativa chiaramente espressa, l’attuale sistema ha ancora, di sicuro, una lunga vita davanti a sé.
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Sull'autore
Thomas Piketty
Thomas Piketty, professore dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) e dell’École d’Économie de Paris, dove è codirettore del World Inequality Lab (WIL), è autore di numerosi studi storici e teorici, che nel 2013 gli sono valsi il premio Yrjö Jahnsson, assegnato dalla European Economic Association. Scrive per Libération e Le Monde. Il suo libro Il capitale nel XXI secolo (2014), tradotto in 40 lingue, ha venduto 2,5 milioni di copie, seguito da Si può salvare l’Europa? (2015) e Capitale e disuguaglianza (2017). Per La nave di Teseo sono apparsi i suoi contributi nei volumi Democratizzare l’Europa! (2017) e Rapporto sulle disuguaglianze nel mondo (2019), oltre ai saggi Capitale e ideologia (2020) e Una breve storia dell’uguaglianza (2021).