La Villa Maidalchina è il simbolo dell’importanza che la famiglia Maidalchini aveva acquisito a Viterbo nel diciassettesimo secolo. Un fasto che trova il suo apogeo nella visita di papa Innocenzo X nel 1653 alla principessa Donna Olimpia Maidalchini Pamphili, sua cognata, un onore tributato dal pontefice solo a poche e illustri famiglie.
“Una tal Villa dopo quella di Bagnaja è per mio conto la più bella di quante ne sono in tutta la Provincia del Patrimonio…”, scrive Feliciano Bussi a pagina 332 della sua Istoria della città di Viterbo, data alle stampe nel 1742. La villa dei Maidalchini, conosciuta come “la Maidalchina” o “Villa del Barco”, era in effetti un pregevolissimo complesso rurale, costituito da un “Casino” su due piani, affiancato da una “Chiesola”. Arricchita inoltre da una florida vegetazione, con giardini, statue e fontane, giochi d’acqua, laghetti, peschiere, uccelli, animali e tutto ciò che poteva essere funzionale alla comoda permanenza dei proprietari e dei loro ospiti.
Un luogo ameno, trasformato all’inizio dell’Ottocento in tenuta agricola, che è stato abbandonato per anni all’incuria: il Casino con le pitture offuscate, la Chiesola spogliata delle pitture e delle decorazioni interne, le scuderie crollate. L’acquisto da parte della Fondazione Cavallini Sgarbi nel 2000 ha permesso di immaginare una nuova vita per il complesso, realizzando il restauro del tetto e mettendo in sicurezza tutti gli affreschi della Casina delle delizie, un capolavoro riscoperto.
Dettagli libro
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Editore
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Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
220 -
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