Mai sulla bocca

Mai sulla bocca

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Giorgio ha quarant’anni, insegna all’università e ha una moglie, Luisa, che non ama. Ha una madre invadente, un gatto e un migliore amico, Marco, con cui parla soprattutto di teologia, calcio e disturbi gastrici. Il racconto di una quotidianità ordinaria, che conosce solo la fatica della noia, subisce una svolta quando finalmente Giorgio riceve i fondi per portare avanti una ricerca antropologica sul sesso a pagamento. Inizia così a trascorrere le giornate in compagnia di donne di ogni origine e formazione, che contatta online e accettano di raccontargli la nudità degli uomini che incontrano. Una nudità che scopre essere smascheramento dell’arroganza e della vigliaccheria e allo stesso tempo una liberazione dalle aspettative e dai ruoli che loro stessi, gli uomini, hanno contribuito ad assegnarsi. Le storie che raccoglie lo portano sulla soglia di una solitudine maschile che impara a riconoscere come propria, fatta di desideri taciuti e di incuria verso le proprie fragilità, di una ricerca pietosa della soddisfazione gratuita, perché, capisce, non è in denaro il prezzo più alto che si è costretti a pagare per sentirsi vivi. Sembra chiudersi un cerchio, il passaggio a un livello successivo di consapevolezza che gli consentirà di cambiare il corso della sua esistenza e del suo matrimonio, finché un giorno Luisa gli comunica di essere incinta e lui si trova a chiedersi di chi sia questo bambino. Perché Giorgio è sterile. E Luisa non lo sa. Un romanzo ironico e disincantato sul mondo sommerso della prostituzione e su tutte le forme di sfruttamento sentimentale di cui ci nutriamo: sulla famiglia, l’amore, il tradimento, l’amicizia, la vita che non abbiamo vissuto e quella che non ci aspettiamo di dover vivere.

Dettagli libro

Sull'autore

Stefano D’Andrea

Stefano D’Andrea (1967), dopo aver vissuto a Roma e a Bologna, ed essersi innamorato di New York, torna a Milano e la fa finalmente casa propria cercando di conoscerla un umano alla volta. Scrittore, animale social, ex sociopatico, storyteller da palcoscenico, cestista e milanista è anche odiatore professionale di alcuni selezionati moralisti. Ha (aveva) quattro nonni di quattro regioni diverse ma rimane attaccato visceralmente solo alle «sue» Dolomiti. Già pseudo-Erode si è trasformato in un uomo 2.0 alla ricerca della propria individuazione, del proprio punto di caduta sulla Terra, un po’ come gli angeli del Cielo sopra Berlino. Vive finalmente felice, sostenuto dal costante percorso junghiano e dagli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, con la Betta, Margherita America e quel fenomeno che è il Gatto Morto.