«Il futuro non è più quello di una volta», diceva Paul Valéry. E oggi più che mai, nel mondo dopo la pandemia, è diventato necessario ripensare al domani che ci aspetta. Ma in uno scenario che appare catastrofico e che impone di essere riconsiderato in tutto e per tutto, la prospettiva ambientale potrebbe essere l’unica risposta adeguata per fronteggiare le sfide che il presente ci pone. Siglare un nuovo Patto Atlantico delle democrazie aiuterebbe non solo a sconfiggere il virus, ma anche a ricostruire l’economia e proteggere il clima; sarebbe un tentativo per rendere concreta una solidarietà soltanto proclamata.
Per seguire questa direzione bisogna però ripensare il rapporto tra mercato e ambiente, tra economia ed ecologia: l’una sopravvive solo se sopravvive anche l’altra. C’è bisogno di un’economia che rispetti l’uomo e il pianeta; che includa; che sia al servizio del bene comune; che non sia di ostacolo al cammino verso un mondo diverso.
Dalla carbon tax alla regolamentazione ambientale tra Stato e Regioni, dalle nuove prospettive di inurbamento e migrazione alla tutela del paesaggio e della biodiversità, dalla rinascita delle comunità locali alla questione climatica: la nostra Carta costituzionale può indicarci la via da seguire, affinché il bilancio tra profitto e ambiente non risulti più squilibrato a esclusivo vantaggio del primo.
Una riflessione lucida e appassionata sul futuro del nostro ecosistema. Un appello accorato per rinnovare il “patto dell’arcobaleno” con cui si concluse il primo diluvio universale di fronte alla minaccia incombente di una nuova catastrofe: ambientale, climatica, giuridica e sociale.
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Sull'autore
Giovanni Maria Flick
Giovanni Maria Flick nasce a Ciriè (Torino) nel 1940. Sposato, con tre figlie e sei nipoti, vive a Roma. Dopo la laurea in Giurisprudenza a 23 anni viene chiamato a dirigere la Città dei ragazzi di Roma. A 24 anni vince il concorso in magistratura qualificandosi primo a livello nazionale. Nel 1976 lascia la magistratura per la cattedra di Diritto penale – prima all’università di Perugia, poi alla LUISS di Roma – e intraprende anche la carriera di avvocato penalista. Le interrompe entrambe nel 1996 con la nomina a ministro della Giustizia nel governo Prodi I. Nel febbraio del 2000 viene nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Cinque anni dopo assume la carica di vicepresidente e nel 2008 ne diventa presidente.