Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini)

Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini)

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Alessandro Haber si racconta, per la prima volta, in un’autobiografia schietta, sincera e fuori dagli schemi, come del resto è lui stesso. Libero, creativo, nevrotico, appassionato, straripante: Haber fa ridere e commuovere. In queste pagine ci racconta della sua infanzia scanzonata a Tel Aviv e del successivo rientro in Italia, della scoperta di una passione smodata per la recitazione e del desiderio di approdare a Hollywood; descrive nei particolari e senza peli sulla lingua una carriera lunga più di cinquant’anni, tra cinema, teatro, spettacoli e persino musica; ma soprattutto ci incanta con il racconto di una vita tanto eccentrica quanto affascinante: le partite a carte con i suoi “maledetti amici”, le avventure e le invidie, le prime a teatro, i provini andati bene e quelli andati male, la corsa a conoscere Orson Welles incontrato per strada e le partite a tennis con Nanni Moretti, le belle donne, le occasioni perse, il sesso e i tradimenti, e poi l’amore incondizionato per Celeste che, da sedici anni, lo “costringe” a interpretare ogni giorno il ruolo di padre. Come sul palcoscenico sfilano protagonisti e comparse, anche in queste pagine il racconto di una vita segue un flusso a volte imprevedibile, accelerato, tavolta persino centrifugo, ma sempre incredibilmente potente, e ci restituisce la vitalità istintiva di un attore straordinario e irripetibile come Alessandro Haber.

Dettagli libro

Sull'autore

Alessandro Haber

Alessandro Haber nasce a Bologna nel 1947 da padre romeno di origine ebraica e da madre italiana. A nove anni, dopo un’infanzia trascorsa in Israele, ritorna in Italia con la famiglia. Nel 1967 esordisce con La Cina è vicina di Marco Bellocchio. Nel corso della sua carriera nel cinema, Haber si è cimentato in ruoli drammatici e comici, lavorando con Paolo e Vittorio Taviani, Mario Monicelli, Nanni Loy, Pupi Avati, Francesco Nuti, Nanni Moretti, Giovanni Veronesi, Leonardo Pieraccioni e molti altri. In teatro è stato diretto da alcuni tra i più grandi registi del Novecento: da Mario Missiroli a Carmelo Bene, da Carlo Cecchi a Luigi Squarzina a Jérôme Savary. Ha recitato in Orgia di Pier Paolo Pasolini, Woyzeck di Georg Büchner, L’avaro di Molière, Il padre di Florian Zeller: cinquant’anni di stagioni teatrali fino a Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Per le sue interpretazioni si è aggiudicato un David di Donatello, quattro Nastri d’Argento, il Premio Idi e il Premio Gassman.

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