Nel 1967 esce Lettera a una professoressa scritto da don Lorenzo Milani e dai ragazzi della scuola di Barbiana. Un libro manifesto, un invito a organizzare le retrovie per l’emancipazione di interi strati sociali attanagliati da analfabetismo e miseria (che poi, a ben vedere, sono la medesima cosa). Come allora, anche oggi abbiamo un’emergenza disfunzionale, che interessa tutti. Questo è un carteggio con un’insegnante che ha lasciato la scuola perché non ha trovato gli anticorpi per difendersi dal virus del momento: l’emotività in rete. Dall’eccesso di emozioni all’infodemia il passo è stato troppo breve. Perché un’insegnante? Perché la scuola? Tutti noi facciamo riferimento a quel mondo di professioni e di valori, o per prenderne le distanze, o per complimentarci. Ogni famiglia ha a che fare con la scuola dei figli. All’autore interessa la lateralità dei suoi sguardi, l’effetto specchio, tanto prezioso quanto accecante perché illude e disorienta. Ancora meglio: si è rivolto all’insegnante per confrontarsi sul ruolo che la scuola potrebbe avere nel contrastare la bulimia da immaginario che imperversa e che ci spinge a ritenere vere cose che appaiono soltanto. L’escamotage epistolare è anche manifesto generazionale perché dimostra un’ansia prestazionale tipica di questo momento storico che genera contenuti unilaterali. Un esercizio didattico metafora di altri esercizi: le conversazioni su WhatsApp o le conversazioni social in generale. Il bisogno di scriversi addosso è tutto qui: intervenire nel contemporaneo dialogo tra sordi che è pratica di scrittura, pratica sociale, pratica culturale. Ventitré lettere e una risposta finale, quella decisiva. Decisiva perché l’insegnante che lascia non getta la spugna: resta un custode digitale, un rimotivatore, un intellettuale, un debunker, un addestratore... Riguarda tutti, motiva tanti, provoca alcuni.
«E allora il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso.»
DON LORENZO MILANI
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Sì -
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Italiano -
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Sull'autore
Luca Montani
Luca Montani è uno dei maggiori esperti in comunicazione pubblica e istituzionale in Italia. È stato insegnante, amministratore delegato, consulente strategico per la Pubblica amministrazione, per gran- di aziende e terzo settore, spin doctor e coordinatore di importanti campagne elettorali, ideatore di format culturali e della Drammascultura (una particolare tecnica di animazione teatrale utilizzata nella formazione di impresa e nel public speaking). Dopo un decennio di insegnamento, è entrato come amministratore delegato in una società di comunicazione pubblica. Ha realizzato piani di rebranding e di posizionamento strategico per marchi internazionali, ideato iniziative per lo stakeholder engagement, studiato nuove tecniche e linguaggi per il public affairs. Nel 2021 ha promosso il Manifesto della Nuova Comunicazione, sottoscritto da numerosi protagonisti del marketing e della comunicazione in Italia. Nel 2022 «Forbes Italia» l’ha annoverato tra i 100 volti del marketing e della comunicazione in Italia. Ha pubblicato Marta Destino (2021), il suo debutto nella narrativa giallo-noir, 21. Alfabeto per la comunicazione etica post pandemia (2021), I cittadini contano (2023).